La complessiva resilienza dell’economia globale, nonostante gli shock degli ultimi anni “è superiore a quella che ci attendevamo”, anche se il “picco di crescita mondiale” atteso è “comunque insoddisfacente ed eterogeneo tra Paesi”. E, nonostante l’inflazione stia “scendendo rapidamente, più rapidamente di quanto ci si aspettava solo qualche mese fa”, l’eventuale decisione di allentare la politica monetaria “andrà assunta sulla base di una chiara evidenza di uno stabile sentiero di rientro della dinamica dei prezzi”. E’ la chiara fotografia della situazione economica del G20 tracciata dal governatore di Bankitalia, Fabio Panetta, che col ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha partecipato alla due giorni di lavori a San Paolo, in Brasile, dove si sono ritrovati i ministri delle finanze e i governatori delle banche centrali. Una riunione, quella economica di San Paolo, che nelle sue battute finali ha visto un acceso negoziato sul comunicato conclusivo. Più un orpello che una necessità, dal momento che il G20 – di cui fa parte la Russia – non è un discussion board esecutivo (e per fare il comunicato occorre l’unanimità), ma un episodio che ha messo ancora una volta in risalto quanto sia difficile trovare in questo consesso “una formulazione chiara e netta sulla condanna a Mosca per l’Ucraina”, come ha evidenziato Giorgetti. Advert insistere sul punto della guerra in Ucraina, è stato in particolare, il ministro delle finanze tedesco, Christian Lindner.
Il responsabile del Mef ha quindi evidenziato come “i dati dell’Italia sono positivi e forse anche migliori di altri. La stretta di politica monetaria – ha affermato – aveva un chiaro obiettivo, di portare l’inflazione al goal. Al goal probabilmente non ci siamo ancora, ma in questo momento forse un allentamento sui tassi potrebbe contribuire advert una situazione di crescita economica che in giro per l’Europa langue. Dopo di che – ha evidenziato – la politica monetaria è autonoma e indipendente, questo è un auspicio con cui credo di interpretare tutta la classe politica non solo italiana”. Parlando poi di privatizzazioni e debito pubblico, Giorgetti ricorda che il Mef ha “un piano”. “Non è che la privatizzazione produca crescita di per sé, laddove non è necessario detenere delle quote o un certo ammontare di quote, lo Stato può anche svolgere il suo ruolo anche senza avere quel tipo di partecipazioni – ha commentato -. Noi preferiamo usare il termine ‘razionalizzazione’ che in alcuni casi significa privatizzazione, ma in altri no. Se vedete quello che accadrà con la rete Netco, qualcuno potrebbe obiettare che non si tratta di una privatizzazione, ma la contrario forse di un’operazione inversa. Credo che nel 2024 il ragionamento che deve fare un governo non è quello che doveva fare negli anni Sessanta o negli anni Ottanta e quindi la presenza diretta della mano pubblica deve essere considerata rispetto alle esigenze. E questo è quanto stiamo facendo con grande prudenza e altrettanta decisione”.
“Quello che abbiamo in mente di fare, lo faremo anche nelle condizioni di prezzo che renderà di più per l’interesse pubblico. La privatizzazione di Ita è clamorosamente boccata – aggiunge – ma non per volontà del governo italiano. Per questo dovete chiedere advert altri, non a me”. Nei suoi ragionamenti sull’Italia, Giorgetti invita sempre al realismo. “L’Italia non vive fuori dal mondo – afferma – ma in un contesto in cui ci sono altre economie che fanno fatica, tipo quella tedesca, e inevitabilmente la ripercussione c’è anche per noi. Abbiamo fatto interventi che hanno restituito un minimo di potere d’acquisto, la discesa dell’inflazione dovrebbe in qualche modo aiutare la domanda, ma le discussioni che abbiamo fatto anche qui al G20, pongono un problema di competitività per l’Europa, di cui abbiamo iniziato a discutere con ‘la lezione di Mario Draghi’ la settimana all’Ecofin che interroga il futuro dell’economia europea”. “L’Italia – conclude Giorgetti – deve vedere come promuovere la crescita e tenere a bada i conti pubblici distrutti da politiche criminali tipo quella del superbonus, che peseranno ancora per qualche anno sulla finanza pubblica e sui nostri debiti”.
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