“Lahai”, il ritorno di Sampha


Sampha torna con un  nuovo album intitolato “Lahai”

Sono passati 6 anni da quando Sampha Lahai Sisay, semplicemente Sampha, classe 1988 e nato a Morden (al sud di Londra), ci aveva stupito con l’ottimo album intitolato “Process”, vincitore del Mercury Prize. Anche lui è uno di quegli artisti che incide in maniera lenta e con lunghi lassi di tempo, giusto per non farsi schiacciare dai frenetici ritmi e dalle imposizioni discografiche. Ma l’artista britannico non è ovviamente rimasto con le mani in mano, basti pensare a ciò che ha fatto come compositore per conto terzi con artisti come Frank Ocean, Jessie Ware, Alicia Keys, Beyoncè, Drake, Kanye West e Kendrick Lamar (con cui ha collaborato in un brano dell’ultimo album “Mr. Morale & The Big Steppers”), oltre a godersi la recente nascita della sua bambina.

Da poco è tornato sulle scene deliziandoci con un nuovo e interessante album intitolato “Lahai”, il cui titolo non è altro che il secondo nome di Sampha. Anche i testi si fanno ancora più articolati e ricercati, grazie a una nuova e acquisita consapevolezza e ispirazione. Se nel disco precedente a farla da padrone era la malinconia, qui in “Lahai” domina invece il senso dell’auto-accettazione, oltre che una vena ottimista e una voglia di guardare con serenità e speranza al futuro. Anche musicalmente il lavoro si mostra ben strutturato e ben arrangiato, grazie a un neo-soul arioso, carico di tenebrosità ritmica, con influenze elettroniche che lambiscono territori jazzati, jungle, ambient e drum n’ bass (se pensavate che questi ultimi suoni fossero ormai ascrivibili soltanto agli anni ‘90, beh qui in questo disco ritrovano nuova linfa e una seconda giovinezza). E siccome bisogna far parlare la musica, ecco serviti dal nuovo ricettario di Sampha pezzi come “Suspended”, cupa e groovy al tempo stesso, caratterizzata da belle parti di pianoforte e ritmica drum n’ bass che non ti molla, oppure “Can’t Go Back”, dall’andamento singhiozzante e che si avvale dell’apporto del duo delle Ibeyi. Impossibile resistere anche al fascino di “Spirit 2.0”, “Jonathan L.Seagull” e la finale “Rose Tint”, tutte tracce che confermano il perfetto equilibrio tra groove, soul, atmosfere eteree ed astrattismo sonoro di grande presa. “Lahai” eccelle grazie anche alla presenza, a più riprese, del produttore El Guincho, artefice del successo della cantante spagnola Rosalìa, oltre che di Sheila Maurice Grey dei Kokoroko, Lea Sen, Morgan Simpson (Black Midi) e Yussef Dayes, tra gli altri.

 

 

Inoltre colloca Sampha sulla scia di artisti neo-soul e R&B contemporanei come Miguel, Solange e Frank Ocean, per via di quell’elettronica soffusa, densa, il perfetto sincretismo tra tradizione soul e ultime tendenze che evita accuratamente produzioni pacchiane e ridondanti. A questo si aggiunge anche la voce di Sampha, con una timbrica mai autoreferenziale, ma che è soprattutto al servizio delle emozioni cantate in ogni pezzo. A volte prendere tempi lunghi tra una pubblicazione e l’altra può aiutare a trovare le giuste energie e ispirazioni per dare vita a qualcosa di qualità. Ed è infatti ciò che ha fatto Sampha con il suo “Lahai”, un disco che ci permette di dare a lui il caloroso benvenuto per averci stupito con qualcosa in grado di dare una marcia in più alla nuova black-music e che ce lo mostra in gran spolvero più che mai. Welcome back Sampha!

Francesco Favano





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