VERSO LA STRATOSFERA: La Strana Società – 2017


 

TRACKLIST:

01. Il lungo viaggio dell’amico di Harry (suite) – 39:55

a) Presagio

b) Sono solo ormai

c) Passi Inquietanti

d) Di chi sono questi boschi

e) Opera

f) Suite

g) Rondò delle Fate

h) Il coraggio non c’è’

i) Ombre nascoste

FORMAZIONE

Celestino Scaringella – chitarra, voce solista

Luigi Catalano – chitarra elettrica

Carlo Lena – tastiere, flauto

Giovanni Foresti – basso

Valerio Liboni – batteria, percussioni

Qualche mese fa il nostro amico Augusto Croce mi segnalò la presenza, sul canale youtube del gruppo, di questa registrazione live risalente al 1972. Ho preso tempo prima di confezionare questo post dal momento che stiamo parlando di un album pubblicato solo nel 2017 (etichetta Incipit Records), che però è contemporaneamente presente su tutte le principali piattaforme online. Si tratta quindi di una produzione messa ampiamente a disposizione del pubblico. Morale, essendo sempre alla ricerca di registrazioni storiche, ho deciso di proporla anche sulla Stratosfera, blog nato principalmente con lo scopo di diffondere la conoscenza del progressive rock italiano. La storia musicale de La Strana Società è comune a molti gruppi in attività tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70. Erano buoni musicisti sempre a caccia di locali o balere in cui suonare, si davano da fare per trovare un possibile contratto discografico ed erano costretti, per sbarcare il lunario, a suonare canzoni commerciali e soprattutto ballabili. Anche il liscio veniva richiesto e non si poteva rifiutare. Se riuscite a trovarlo, leggetevi “I Beatles e i Genesis in Canavese – Storia della musica beat & pop in Canavese dal 1962 al 1974″” di Gianpiero Madonna, un libercolo di 130 pagine che traccia la difficile vita di molti gruppi fioriti (e spesso subito scomparsi) nell’area di Ivrea e Torino, inclusa La Strana Società. 

Quello che accomunava le band dell’epoca era da un lato la necessità di sopravvivere suonando quello che il pubblico o i discografici chiedevano, dall’altro l’amore e la passione per il rock, il prog e tutti quei nuovi suoni che provenivano dalla Gran Bretagna (Deep Purple, Yes, Genesis, Uriah Heep,  Led Zeppelin, Pink Floyd e decine di altri). Era abbastanza comune proporre le cover di questi grandi gruppi, soprattutto quando – tra il ’69 e il ’72 – le nostre band locali iniziarono a presentarsi al pubblico non per farlo ballare ma per proporre una breve esibizione live. Ho anch’io vaghi ricordi giovanili di complessi (così si chiamavano) locali che avevano in repertorio brani rock. E non tutto il pubblico frequentava i locale per ballare: molte persone si sedevano, anche a terra, per ascoltare i musicisti alle prese con le cover (spesso cantate in inglese maccheronico) delle grandi band inglesi e americane. Tempi eroici. E furono temi eroici anche per La Strana Società. E qui apriamo il capitolo a loro dedicato.

Per scrivere quello che segue ho preso spunto (e riportato anche alcuni passaggi virgolettati) da un bellissimo articolo dedicato a questo album, pubblicato sul sito “Civico20News – la rivista online di Torino” nel 2017. Innanzitutto credo che tutti noi ricordiamo la Strana Società per il loro hit “Pop Corn”, pubblicato come singolo sul finire del 1972 e suonato a raffica da tutte le radio e i Juke Box italiani. Fu un successo internazionale. Già, ma il 1972 fu dall’altra parte della Manica un anno importante per il rock, specie per quello definito “progressivo”.  In quell’anno gli Yes pubblicano “Close to the Edge”, tra i punti più alti della loro carriera e i Genesis, “Foxtrot”, un vero capolavoro: due pietre miliari del progressive rock che contenevano due suite della durata di oltre 30 minuti: quella che portava in nome dell’album per gli Yes e “Supper’s Ready” per i Genesis. Altra suite emblematica sempre risalente al 1972 è la lunga “Thick as a Brick” dei Jethro Tull, distribuita su due facciate, per quello che venne considerato il primo album prog di Ian Anderson & Co. Le Orme, l’anno successivo, registreranno un altro capolavoro, la suite “Felona e Sorona”. Queste lunghe tracce che occupavano solitamente una intera facciata del disco “rappresentarono una svolta storica: influenze sinfoniche, temi musicali estesi, ambientazioni e liriche fantasy, che sommate a orchestrazioni molto complesse, al massiccio utilizzo di cambi di tempo nella ritmica, spesso con tempi dispari, presero il posto della canzone intesa come tale, fino a quel momento”.

E per quanto riguarda La Strana Società? “Siamo sempre nel 1972, nel mese di ottobre per la precisione: in un locale di Chieri (TO), il “Lio Club” (NDR – lo stesso locale in cui i Procession registrarono i brani contenuti nel loro live dl 1972), dove viene proposta per la prima e probabilmente unica volta, rigorosamente dal vivo, una suite intitolata “Il lungo viaggio dell’amico di Harry”. Si tratta di progressive allo stato puro. Autori ed interpreti, con la collaborazione ai testi di Sergio Peretti, sono cinque ragazzi torinesi innamorati follemente di quello che arriva in quel momento dall’Inghilterra, appunto Yes, Genesis, King Crimson ed EL&P: Celestino Scaringella, voce, Carlo Lena, tastiere, Gianni Foresti, basso, Luigi Catalano, chitarra e Valerio Liboni, batteria, ovvero La Strana Società. Popcorn uscirà di li a poco e, per ammissione dello stesso Valerio Liboni, cambierà la linea del loro percorso musicale, portandoli dal progressive ad un musica più leggera e commerciale. “Il lungo viaggio dell’amico di Harry” è una sapiente miscela di fughe strumentali, con le tastiere in grande evidenza, alternate a intermezzi cantati, il tutto interpretato e suonato con grande tecnica, Quasi un tributo alle band capostipiti di questo genere”. La suite, suddivisa in nove movimenti, ha una durata di circa 40 minuti e viene proposta senza soluzione di continuità (in una sola traccia).

In quel periodo adoravo Bill Bruford, il batterista degli Yes – spiega Valerio Liboni in occasione di un’intervista – e proprio al suo drumming mi sono ispirato in questa suite, dove uso una batteria Slingerland a doppia cassa, come si usava all’epoca. Uno strumento pazzesco, che mi ha dato grandi soddisfazioni”. Certo, i suoni sono datati ed un tantino “vintage”, ma riflettono perfettamente l’atmosfera di quegli anni: nessun computer o sintetizzatore sul palco, nessun effetto speciale, ma tanta tecnica, tanta elettricità e soprattutto tanta voglia di suonare. La registrazione di quel concerto, realizzata con un rec a bobine a due piste, è stata trovata da Carlo Lena, sepolta sotto una miriade di cassette e bobine risalenti ai primi anni di vita del gruppo. Resisi conto di aver in mano qualcosa di assolutamente unico ed irripetibile, hanno affidato il materiale nelle abili mani di Silvano Borgatta, che ha ripulito e rimasterizzato le tracce, trasformando una registrazione amatoriale in un disco che entra di diritto nella storia del progressive italiano”. L’album pubblicato dalla Incipiti contiene, oltre alla suite, due bonus tracks, ovvero la tanto celebrata “Pop Corn” e “Blue Air”, una ghost track di 2 minuti, brano strumentale giocato su percussioni e strumenti elettronici. Le ho omesse entrambe visto che nulla c’entrano con la suite e hanno pure uno scarso valore artistico..

La carriera musicale del quintetto torinese proseguirà per almeno un paio d’anni, fino al 1974 con la pubblicazione di due dischi di canzoni commerciali (tra l’altro mai ristampati): “Pop Corn & Cracker Jax” (1972) e “Fai tornare il sole” (1974). Per la biografia del gruppo vi rimando alle numerose pagine web, ad iniziare da Wikipedia. Cari amici, vi lascio con il consueto buon ascolto.

Post by George



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