Atletica, regina Hassan vola dagli 800 alla maratona: ‘Per scoprire il limite’



L’olandese, fenomenale su tutte le distanze e oro olimpico di 5000 e 10.000, oggi alla 42 km di Chicago
sei settimane dopo i Mondiali di Budapest

Andrea Buongiovanni
@abuongi

È la runner più versatile della storia. Forse la migliore in assoluto. Sifan Hassan, olandese nata in Etiopia, dove ha vissuto la prima metà dei suoi 30 anni, ha un personale di 1’56” sugli 800 e di 2h18’ sulla maratona. In uno stesso Mondiale (Doha 2019) ha vinto 1500 e 10.000. E in una stessa Olimpiade (Tokyo 2021) 5000 e 10.000, oltre al bronzo nei 1500. In nove giorni. È primatista del mondo del miglio e dell’ora (18.930 metri) ed europea anche di 1500, 3000, 5000, 10.000 e, in strada, di 5, 15 e 20 km, oltre che della mezza maratona. Le sue medaglie? Difficile tenerne il conto. L’allieva di Tim Rowberry, ex assistente di Alberto Salazar, coach squalificato per pratiche illecite col quale Sifan s’è allenata dal 2016 al 2019, donna di acciaio nonostante gambe come stuzzicadenti, sei settimane dopo la rassegna iridata di Budapest – argento nei 5000, bronzo nei 1500 e una caduta a 30 metri dall’arrivo dei 10.000, quando era in testa – oggi è attesa a una nuova sfida: la maratona di Chicago. Ci arriva dai 2130 metri di Park City, Utah, dove ha lavorato nell’ultimo mese e da dove, alla vigilia, s’è concessa a una chiacchierata via Teams.

Sifan, a Chicago con quali obiettivi?

“Per capire, dopo l’esordio un po’ complicato seppur vincente di Londra dell’aprile scorso in 2h18’, quanto posso valere realmente sui 42 chilometri”.

Non sono poche sei settimane per recuperare un Mondiale tanto intenso e per la transizione pista-strada?

“Sto bene, credo di essere pronta. Ho fatto tanti chilometri, ho spinto molto, forse troppo: negli ultimi giorni è affiorata una certa stanchezza, fisica e mentale. L’overtrainig è pericoloso”.

Insegue un tempo preciso?

“No, ma sono curiosa. Come maratoneta mi devo scoprire, ho tanto da imparare: sono agli inizi di una nuova carriera”.

Significa che lascerà la pista?

“Mi piacciono le sfide che molti ritengono impossibili. Chi passa alla strada non torna indietro: io voglio essere un’eccezione e provare a fare tutto in contemporanea”.

Quanto inciderà questa gara sulla decisione circa il suo impegno ai Giochi di Parigi?

“Poco: sceglierò quali gare farò all’Olimpiade solo in avvicinamento all’evento, come sempre in base allo stato di forma”.

Dopo Londra – con due stop per problemi a un quadricipite, un ritardo sulla testa della corsa di 28” al 25° km e un incidente sfiorato con una moto al 40° – Rowberry ha detto che in Francia potrebbe provare a emulare Emil Zatopek…

“Mi hanno raccontato che a Helsinki 1952, unico nella storia olimpica, vinse 5000, 10.000 e maratona, poi ho visto un documentario che illustrava l’impresa. Mi affascinano i campioni del passato. Come Roger Bannister, per esempio, primo sotto i 4 minuti nel miglio. Ma non mi pongo obiettivi così prestigiosi: mi metterei troppa pressione”.

A Chicago trova la keniana Ruth Chepngetich, prima nelle ultime due edizioni (2h14’18” nel 2022, terza all-time). E altre sei atlete con un personale migliore del suo.

“Il cast è fenomenale: si partirà fortissimo. Ma sono meno nervosa che prima di Londra”.

Si aspettava che la sua ex connazionale Tigst Assefa portasse il record del mondo a 2h11’53”?

“Quanto successo dieci giorni fa a Berlino ha dell’incredibile. Ho sempre pensato che una donna, prima o poi, avrebbe corso in 2h12’, ma non così presto”.

“Qui era piena notte: il mio coach mi ha aggiornata a colazione. Credevo scherzasse”.

Tredici delle migliori 15 maratonete di sempre sono in attività: perché non resta in pista?

“L’ho detto: amo mettermi alla prova, andare oltre i limiti. E poi adoro le lunghe distanze, anche se il mio sogno è una maratona su un percorso da cross…”.





Source link



from News – My Blog https://ift.tt/VGRB8jQ
via IFTTT