Meshell Ndegeocello torna dopo 5 anni con “The Omnichord Real Book”
“The Omnichord Real Book” è il nuovo disco di Meshell Ndegeocello. Sono passati 5 anni dall’ultimo album di Meshell Ndegeocello intitolato “Ventriloquism”, disco di cover dell’artista e polistrumentista statunitense dedicato a pezzi soul-R&B degli anni ‘80 e ‘90 riletti in una chiave sorprendente e inedita. Durante il periodo della pandemia, Meshell non è rimasta con le mani in mano e grazie a uno strumento elettronico giapponese denominato “omnichord” (consistente in una versione elettronica dell’autoharp con tasti, un pad e una batteria elettronica incorporata) è riuscita a sviluppare delle nuove idee artistiche che hanno preso forma in “The Omnichord Real Book”, suo grande ritorno sulle scene musicali, protagonista del nostro nuovo articolo di oggi. Sappiamo benissimo della complessità della musica di Meshell, il suo è un suono che stravolge continuamente l’ascoltatore, grazie alle varie sperimentazioni offerte. E questo nuovo lavoro ci mostra come ancora oggi la bassista e polistrumentista americana abbia ancora tanto da dire.
Di carne al fuoco ce n’è tanta, sono 18 tracce che, oltre a stupire per il loro eclettismo sonoro, annoverano anche grandi ospiti da jazz contemporaneo e dintorni come Ambrose Akinmusire, Jason Moran, Brandee Younger, Jeff Parker, Joel Ross, Julius Rodriguez, Mark Guiliana, Cory Henry, Joan As The Police Woman e la veterana dell’afro-soul sudafricana Thandiswa. Meshell Ndegeocello ha dalla sua anche ottime capacità liriche-oratorie, grazie a testi di spessore che denunciano l’omofobia, il razzismo, le storture della Chiesa e del sistema, oltre a trattare temi come la spiritualità e le relazioni amorose. “The Omnichord Real Book”, invece, vira su tematiche esistenzialiste. Ogni traccia parla da sola e tra le più significative citiamo “Virgo” e “Virgo 3”, brani che spiccano per il loro afro-futurismo, oppure la pianistica e intimista “Gatsby”, con le partecipazioni di Corey Henry e Joan As The Police Woman.
Thandiswa Mazwai regala il suo tocco afro-soul-jazz in “Vuma”, sonorità che impreziosiscono anche “ASR”, quest’ultima con Jeff Parker. Il funk al fulmicotone la fa da padrone in “Omnipuss”, mentre il gospel astratto e futuristico prende forma in pezzi come “The 5th Dimension” e “Hole In The Bucket”(brano che cita l’omonimo pezzo di Michael Franti e i suoi Spearhead del 1994), grazie alla presenza degli Hawplates. Soul, jazz, afro-beat, gospel, blues e ambient sono le coordinate sulle quali “The Omnichord Real Book” si muove, non è un lavoro di facile metabolizzazione, ma la sua forza è proprio in questo particolare. Perchè ascolto dopo ascolto riesce a farsi assimilare e apprezzare. D’altronde Meshell ci ha da sempre abituati a dischi di questo tipo, la sua musica va oltre i recinti e le definizioni musicali e sa scuotere gli animi e le coscienze. E quale miglior modo per dare il benvenuto a lei se non quello di lasciarci catturare dai brividi che pochi album odierni come questo riescono a regalarci, un viaggio attraverso una dimensione onirica, astratta, rarefatta e futuristica… Welcome back Meshell!
Francesco Favano
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