L’autore del quantity, il già citato Walter Gatti, ci ha donato in anteprima due pagine che ripercorrevano alcune fasi delle registrazioni di “Volo magico n. 1” (eravamo nel 1971)
ESSENZA. VITE DI CLAUDIO ROCCHI – PAG 69-70
….. Negli studi quelle registrazioni psichedeliche sono governate da due maghi del suono come Roberto di Muro Villicich (che poi sarà alla consolle anche per SimonLuca e per mille altri) e il giovanissimo Lino Castriotta (classe 1950, poi a lungo al lavoro con i Matia Bazar prima di approvare in Rai): da loro escono le canzoni di Volo magico n.1. In pensione dopo una carrierona in Rai, Castriotta la racconta direttamente così: «Roberto period il vero chief delle registrazioni alla consolle, mentre io, che mi ero appena diplomato e iscritto all’università, facevo il recordista, cioè quello che lavorava ai nastri» . Rocchi period arrivato con tutti i musicisti in studio e diede inizio all’taking place. «Mio padre period un musicista che lavorava con le massive band», racconta Lino, «e quindi qualcosina di musica sapevo anche io, ma lì mi trovai di fronte a qualcosa di molto diverso: pretendeva che i musicisti lavorassero a lume di candela, mentre noi, dall’altra parte del vetro, eravamo in piena luce al neon, mixer e aggeggi elettronici vari». Le registrazioni durano circa un mese tra settembre e ottobre, mentre Claudio nei “tempi morti” fa avanti e indietro con pageant e trasmissioni Rai. Il 22 settembre sale sul palco del palasport di Novate, a due passi da Milano, per il Pop Rock Assembly – Progressive music in live performance (forse è la prima volta che in Italia si usa la definizione “progressive”). Claudio è nella prima giornata della manifestazione, insieme al Banco del Mutuo Soccorso, alla Nuova Concept e agli Osanna, con i canadesi Ocean (quelli di Metti la mano nella mano) come headliner. Nei giorni successivi si esibiranno anche PFM, Orme e Colosseum. Dopo il concerto Claudio ritorna in studio. «Occupavano lo studio per quattro o cinque giorni e poi si ripresentavano dopo una settimana», ricorda Lino Castriotta, «E ogni volta ricreavano quel clima da cultura indiana, un’atmosfera molto mistica con tanti strumenti acusticamente e ritmici, dal sitar ai bouzouki, e tantissimi spinelli liberi». In studio l’thought di base «period sempre di Claudio, che spiegava agli altri cosa voleva sviluppare e poi gli altri contribuivano a creare secondo le loro caratteristiche e il loro sentimento». Il vero asse portante period quello tra Claudio ed Eugenio Pezza, che aveva capacità di arrangiamento e di creazione di armonie fuori dal comune. «L’interazione tra Claudio e la sua comunità di musicisti e Roberto e me period totale» prosegue Lino. «Abbiamo lavorato come un corpo unico in grandissima armonia. L’uso di certi compressori sul pianoforte period stato un nostro consiglio accolto da loro con grande attenzione».
Graie Walter. Appuntamento sulla Stratosfera il 18 giugno per il ricordo di Claudio Rocchi.
Messaggio di Giorgio
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