Tranquilli,
è la Macchina che si guida da sola (di Alessandra Mura)
Ricordate
il telefilm Supercar? Kit era la macchina che guidava il bellissimo
Micael. Era il suo amico fidato, il suo eroe. Risolveva tutti i
problemi, sgominava i cattivi, e il bello è che parlava con il suo
autista. Oggi questo sarà veramente fattibile. Domani avremo tutti
la nostra Kit. Possiamo dire dunque benvenuti nel futuro. Si dovrà
soltanto aspettare. Tempistiche delle sperimentazioni e dei test,
capire i costi e a chi è indirizzata principalmente la macchina,
quante serie la casa produttrice potrà mettere sul mercato. Tutte
informazioni che arriveranno all’indomani di accordi tra società
che hanno contribuito alla realizzazione della self car.
Le
sperimentazioni per altro procedono a gonfie vele. Ci sono stati
persino dei piccoli incidenti. Il
14 febbraio 2015, nel giorno di San Valentino, un mezzo Google che
procedeva a 2 miglia orarie in California ha causato un incidente con
un autobus pubblico. L’incidente non ha avuto conseguenze sui
passanti ma è stato il primo in cui la società ha riconosciuto la
responsabilità del mezzo. In tutti gli altri casi la colpa era stata
data all’autista all’interno o agli altri mezzi. Google ha
dichiarato che il problema sono gli esseri umani: in un mondo di sole
Google Car non ci sarebbero incidenti. Da questo ragionamento è
evidente pensare che la self car ridurrebbe di gran lunga gli
incidenti, vedi lo stato d’ebrezza o l’alta velocità. Sulle
nostre strade muoiono ogni anno migliaia di persone per questi
motivi. La tecnologia dunque ancora una volta al servizio della
sicurezza e della incolumità del cittadino. Di cosa stiamo parlando in termini scientifici? Di 64 raggi laser girano a 360 gradi creando un radar a cui non sfugge nulla. Il problema è che, essendo i mezzi in movimento, lo scenario cambia in continuazione e la gestione delle informazioni non è uno scherzo: si valuta che un’auto che si guida da sola debba gestire un gigabyte di dati al minuto. Una vastità, davvero tanti. Qualche mese fa la National Highway Traffic Safety Administration, l’autorità Usa che regola la sicurezza delle strade, ha scritto all’ attuale capo del progetto Google Car, affermando che un robot potrebbe soddisfare la definizione di «autista». Sarebbe una rivoluzione copernicana ma ci vorranno, comunque, degli anni. Un po come è successo con gli aerei. Leonardo da Vinci mai avrebbe pensato di vedere sulla sua testa decine di metri di ferro con due ali solcare il cielo e collegare i “due mondi” in poche ore. Eppure il tempo è servito per acquisire nuove informazioni, nuove tecnologie e nuovi mezzi di trasporto. Secondo questa rivoluzione scientifica non è escluso che un domani potremmo usare metodi più avanzati come i fantascientifici “dischi volanti “ per arrivare su altri pianeti del nostro sistema solare. L’anno scorso. La scorsa estatate Google ha annunciato che ha iniziato i test su strada delle sue auto all’esterno del circuito di prova utilizzato finora a Mountain View, la città della California dove Google ha la sua sede. Le automobili usate per la sperimentazione sono un’evoluzione del modello dello scorso anno e funzionano utilizzando i sistemi di guida automatica che l’azienda statunitense sperimenta da anni, su normali automobili di serie. Finora sono stati coperti circa 1,6 milioni di chilometri per testare i vari sensori che permettono all’auto di capire dove si trova, in che direzione muoversi e soprattutto come comportarsi in mezzo al traffico, o a un semaforo. I prototipi che circoleranno in California potranno raggiungere al massimo la velocità di 40 chilometri orari e avranno sempre a bordo almeno una persona, che potrà intervenire nel caso qualcosa vada storto. Nelle intenzioni di Google nel futuro prossimo, le auto che si guidano da sole non avranno alcun tipo di comando, ma per la fase di test è previsto che ogni prototipo abbia volante e pedali. Google sembra dunque vedere la sua self-driving car non come un perfetto sostituto dell’auto tradizionale, quanto piuttosto come una soluzione per il car-sharing o come alternativa al taxi.. La vettura è priva di volante, acceleratore e freno, e dispone appena di un pulsante di avviamento e di un tasto rosso da utilizzare in caso di emergenza. All’interno, è presente anche uno schermo che riporta informazioni sul tempo, il tragitto percorso e la velocità di crociera. Le forme arrotondate del veicolo sono state studiate per permettere la massima efficienza del sensore montato sul tetto, con capacità di rilevamento entro una distanza di circa 200 metri, pari a due campi da calcio. Il veicolo è gestito al 100% dal software, in grado di elaborare le informazioni provenienti dal sensore e classificare gli oggetti circostanti in base alle dimensioni, alla forma e al tipo di movimento, anticipando la situazione e impostando la velocità e la traiettoria appropriata. Dovremmo aspettare qualche anno ancora per poter assistere ad un vero e proprio miracolo e a far si che tutti noi possiamo comprare la nostra self car. Con questa soluzione, non dovremo spostarci così spesso, faremo fare alla nostra macchina quello che possiamo fare noi con le nostre commissioni. Sarebbe bello telecomandare la nostra macchinetta fino al frutta e verdura, farle dire dal computer di bordo “un chilo di zucchine” e farsele caricare sul sedile. Ovviamente facciamo esempi banali per cercare di comprendere dove e come questo mezzo autonomo può arrivare ad esserci utile. I tempi per la messa in commercio delle auto di Google non sono ancora noti ed è probabile saranno necessari ancora anni di test. Dovranno dimostrare di essere sicure per i passeggeri e per gli altri automobilisti e dovranno superare ancora numerosi inconvenienti, a partire dal problema dell’autonomia che non è molto alta nelle attuali automobili elettriche.