Vademecum del casting perfetto
ENRICO DE ANGELINI
Il Direttore Casting Mediaset, rivela i
segreti del successo.
di Tommaso Torri - Foto Davide Vignes -
Location Mediaset Milano
Partecipare
a un casting vuol dire parecchie cose. Significa mettersi in gioco,
dare una prova delle proprie capacità, dimostrare di essere
all’altezza della situazione e, più in generale, tentare la strada
per diventare famosi. Superare un provino è come passare un esame a
scuola: si deve essere preparati. Per questo è fondamentale
allenarsi in anticipo e, soprattutto, conoscere anche chi c’è
dall’altra parte della scrivania. A dirigere l’Ufficio Casting di
Mediaset è Enrico de Angelini che, in prima persona, si occupa della
selezione dei volti nuovi che dovranno apparire sul piccolo schermo.
Sig.
de Angelini, prima di tutto, considerando anche il tema "provini"
sarebbe interessante conoscere il suo background.
Nel
1988 mi sono laureato alla Luiss di Roma, la mia città natale, in
Economia e Commercio, indirizzo marketing, con una tesi sperimentale
sul marketing del settore televisivo. In quella occasione avevo messo
a confronto le due principali potenze televisive dell’epoca, Rai e
Fininvest perché davvero appassionato di questa realtà; dopo la
laurea ho iniziato a lavorare come account per la sede romana di una
grande agenzia di pubblicità milanese. Nonostante fosse
un’esperienza molto interessante, il mondo della televisione
continuava ad appassionarmi tanto che, nel ’90, ripresi contatto
con quelle persone della Fininvest che mi avevano aiutato a preparare
la tesi e da questi mi fu proposto di entrare nel marketing
editoriale del gruppo. Proposta che accettai immediatamente anche se
avrebbe comportato il mio trasferimento a Milano!
Com'è
arrivato a ricoprire la carica di direttore dell’Ufficio Casting di
Mediaset?
All’epoca,
il responsabile di quel settore era Gianni Pilo, poi diventato famoso
come il sondaggista di Silvio Berlusconi. Pilo si occupava delle
analisi quantitative/qualitative dei contenuti dei programmi in onda.
Quell’anno sono entrato nel gruppo come responsabile delle Ricerche
Qualitative seguendo una serie di progetti molto importanti. Una
delle prime sfide che ho dovuto affrontare in questo ruolo, nel ’95,
è stata quella della campagna per i tre “No” ai referendum sulla
televisione che volevano limitare l’espandersi delle emittenti
private.
Interessante.
Può spiegarci meglio?
La
nostra strategia è stata quella di affrontare la politica dal punto
di vista dei telespettatori: una cosa mai tentata prima in Italia.
Abbiamo abbandonato il politichese e i politicanti proponendo una
serie di spot nei quali i volti noti della televisione commerciale
dell’epoca spiegavano ai telespettatori cosa sarebbe successo se
avessero votato “Sì” al referendum.
Ci
aiuti a ricordare quel referendum.
I
telespettatori se avessero vinto i “Sì” avrebbero perso
l’opportunità di seguire determinate trasmissioni decretando, allo
stesso tempo, la morte delle televisioni commerciali. Eravamo partiti
con un gap abissale, 80% “Si” e 20% “No”, e poi sappiamo
tutti come è andata a finire.
E
poi la Direzione all'Ufficio Casting?
Un
anno dopo, nel ’96, mi sono occupato del collocamento in Borsa del
gruppo Fininvest, che sarebbe poi diventato Mediaset. Nel 1997 ho
assunto un nuovo incarico diventando, fino al 2007, direttore della
Promozione e dell’Immagine coordinata di Canale5 dove mi sono
occupato, in maniera principale, dei promo della rete. Nel giugno di
quell’anno, dopo Gianna Tani, mi è stata proposta la direzione
dell’Ufficio Casting. Questa Direzione fa parte della Direzione
Risorse Artistiche diretta da Giorgio Restelli e dal suo vice Andrea
Giudici con i quali collaborano, oltre al sottoscritto, anche Monica
Bianchini, come direttore Ospiti, e Massimo Colajanni, direttore dei
contratti con le star. Insieme dunque formiamo il team che gestisce,
a tutto tondo, gli artisti targati Mediaset.
Quanto
incide, sul successo di una trasmissione, il casting?
È
un elemento fondamentale perché non è assolutamente detto che siano
solo i conduttori a determinarne il successo. Bisogna che tutte le
figure di contorno che si scelgono siano in grado di poter
contribuire alla realizzazione di un programma uniforme e armonico.
Su
100 provini, quanti sono una perdita di tempo?
Nessuno
è una perdita di tempo. Le persone che vengono qui sono esseri umani
e, a prescindere dalle loro capacità, meritano rispetto e tempo da
dedicare loro. Tuttavia, negli ultimi anni la gente cerca sempre di
più qualcosa da fare nel mondo della televisione e si presentano ai
casting senza alcun talento. Ovviamente, poi vanno avanti nelle
selezioni solo quelli che hanno qualcosa da dire e da proporre. È
brutto dirlo ma, su 100 persone, sono veramente pochi quelli che
riescono a superare la selezione. Questo è dovuto al fatto che un
talento non si improvvisa né, tantomeno, nasce dal nulla.
Ultimamente la tendenza che sto notando, soprattutto tra i giovani, è
quella di venire a fare un casting senza preparazione e senza aver
fatto corsi di recitazione o di dizione.
A
chi non ha talento viene detta la classica frase “Grazie, le faremo
sapere”?
Questa
è ormai diventata una perifrasi talmente negativa da assumere quasi
un tono da presa in giro e cerco di non usarla mai,soprattutto quando
mi rendo conto che, dall’altra parte, c’è una persona
disponibile a capire di non perseverare in questa attività. Fare
scouting vuol dire riconoscere a determinate persone quel “quid”
in più che li contraddistingue e che, per noi addetti ai lavori, è
abbastanza facile da percepire.
Quanti
sono i provini che fate in un anno?
Il
numero dipende molto dalle annate e dai programmi in palinsesto. Per
esempio, solo per fare “Veline” vengono provinate 3mila ragazze
che, in un anno “normale” senza particolari programmi
all’orizzonte, rappresentano la media annua.
Quali
sono stati alcuni personaggi che, provinati da lei, sono poi
diventati famosi?
La
prima che mi viene in mente è Belen, la nostra punta di diamante. Da
addetto ai lavori posso dire che, ai primi casting, era già evidente
che oltre alla bellezza aveva quel mix di intelligenza e capacità
tali da far emergere un’artista. Le ho riconosciuto, fin da subito,
un ottimo modo di porsi con i propri interlocutori che le
permettevano di farsi notare tra mille, nonostante, all’epoca, non
fosse ancora una ballerina e una cantante eccelsa.
Quindi
chi vale si rende subito interessante?
In
genere sì…. Continuando a parlare di Belen, nei colloqui lei ha
sempre saputo rispondere a tono e in maniera giusta. Nel corso della
sua carriera, inoltre, è stata in grado di capire che quel talento
innato che aveva doveva essere esercitato e si è impegnata
costantemente per migliorare. Il paragone maschile è un ragazzo che
non c’è più e che ha lasciato un grande vuoto: Pietro Taricone.
Con ancora più umiltà di Belen aveva capito che, senza nutrire il
suo talento naturale, non sarebbe andato da nessuna parte. Uscito dal
Grande Fratello ha evitato tutte quelle ospitate che gli avrebbero
solamente bruciato la carriera e, trascurando per un momento le luci
della ribalta, si è rinchiuso a studiare dizione e recitazione
ottenendo buoni risultati.
Fino
a qualche anno fa, chi partecipava a un casting cercava solo la
notorietà. Con la crisi di questi ultimi tempi, lei crede che adesso
si punti solo a un posto fisso e ben retribuito?
In
effetti si. Se prima si poteva parlare di un mix tra fama e soldi,
adesso è molto più facile provinare persone che cercano un lavoro
con il quale poter vivere. Se, una volta, il richiamo era quello di
poter diventare famosi, oggi la componente economica ha un peso molto
maggiore.
Durante
un casting possono capitare dei raccomandati? E se sì, come vi
comportate?
Come
in tutti i settori, capitano delle pressioni esterne per far
proseguire il percorso a un candidato ma facciamo in modo che il
nostro lavoro vada avanti nel modo più trasparente possibile. Il
nostro obiettivo è sempre quello di scegliere solo ed esclusivamente
le persone che valgono.
Nel
corso delle selezioni ci sono state delle occasioni imbarazzanti che
le hanno fatto pensare che, al peggio, non c’è mai un limite?
In
diverse occasioni ci sono state delle situazioni simili ma, tutte le
volte, mi sono reso conto che davanti a me c’erano degli esseri
umani, delle persone. Non posso fare degli esempi perché questi casi
potrebbero essere riconosciuti, però ci capitano spesso e tutte le
volte cerco sempre di trovare il lato positivo.
Ma
nella sua squadra di recluting a Mediaset in quanti siete?
La
direzione casting è composta da me è da altri 9 collaboratori: la
maggior parte di loro lavora da anni al casting Mediaset e sono dei
veri professionisti di questa attività. 5 persone lavorano sui
casting delle produzioni televisive già in onda o che devono ancora
partire e su quelli delle telepromozioni e delle promo-fiction di
Publitalia: Lodovica Garegnani, Meri Miola, Corinne Nada, Rosi Poerio
Piterà e Annalisa Ramundo. Altre 3 lavorano nel reparto
genericamente chiamato “editing”, editano i provini, li montano,
immettono i filmati nel nostro data base, con le relative schede
descrittive, le foto e le liberatorie firmate: Anna Besana, Giuseppe
Garofalo e Mario Formis. Un’altra, Francesca Sbarra, arrivata da
poco, si occupa di tutto il lavoro di segreteria e fa sì che quando
parte un casting sia tutto garantito per un perfetto funzionamento
della macchina operativa.
Quattro
consigli da dare a chi vuole presentarsi ad un provino.
1)
Innanzi tutto deve avere un talento naturale ed essere consapevole di
questa sua particolarità.
2)
Si deve presentare con umiltà, senza voler strafare.
3) Deve
essere sé stesso.
4)
Viceversa, è assolutamente sbagliato arrivare con arroganza: è un
atteggiamento che non premia.
Per
concludere, cosa si sente di dire ai tantissimi che ogni anno si
presentano o cercano di presentarsi ad un provino?
Chi ha la
capacità innata di saper recitare, cantare o ballare deve avere
anche l’umiltà di mettersi in gioco, comprendendo che la sua dote,
per quanto naturale, ha la necessità di crescere in maniera
professionale. Nessuno è talmente tanto perfetto da non dover
proseguire nella sua crescita artistica. Spesso ci sentiamo dire da
queste persone che solo una volta entrate nel mondo spettacolo
avranno intenzione di frequentare un corso di recitazione o di
dizione. È la cosa più sbagliata che si possa affermare durante un
casting. Con questo atteggiamento arrogante, tra l’altro, si
rischierebbe di rovinare tutto.